Gli occhi sul mondo

Ricordiamolo sempre: un dato personale è qualsiasi informazione riferita ad una persona fisica identificata o identificabile.

Rammentiamolo perché sta avanzando, nelle nostre città, l’idea di utilizzare microtelecamere per controllare i comportamenti che adottiamo.

Primo esempio: microtelecamera localizzata davanti alla vetrina di un negozio per verificare le reazioni alla nuova collezione in esposizione, l’età dei soggetti, il tempo di stazionamento, ecc.

Secondo esempio: microtelecamera piazzata davanti ad una discoteca per prevedere, dall’affollamento e dal tono delle voci, l’insorgere di una rissa.

I produttori di questi sistemi assicurano che non vengono trattati dati personali e che tutto si svolge nel rispetto della normativa europea.

Mi permetto di avanzare qualche dubbio: se il sistema, attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, riesce a stimare l’età di un avventore o la sua reazione ad una vetrina significa che sta trattando i dati del suo viso cioè sta trattando dati personali… Anche se, poi, memorizza solo dati in forma anonima (età, durata della visita, reazione alla vetrina, ecc. senza associarli al volto), esiste un lasso di tempo, più o meno lungo, in cui i dati sono riferibili ad un soggetto identificato o identificabile.

E, se consideriamo che le microtelecamere hanno un costo al pubblico davvero ridotto (pare intorno ai 30 euro), quali meccanismi di protezione possono offrire? È possibile che un malintenzionato possa acquisirne il controllo, memorizzare i volti o le voci e crearsi un database da utilizzare per scopi non propriamente leciti? La risposta è: si.

Riflettiamo senza drammatizzare ma anche senza troppa faciloneria.

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