Debolezze senza rete

Privacy International, un’organizzazione senza scopo di lucro che effettua ricerche per sensibilizzare i governi sulle tematiche della privacy, ha pubblicato, di recente, uno studio sull’utilizzo dei dati personali di persone che frequentano siti per uscire da condizioni di depressione.

Tramite wexray, un sofisticato strumento di analisi in rete, i ricercatori hanno indagato i contenuti di 136 siti francesi, tedeschi ed inglesi che si occupano, a vario titolo, di malattie mentali scoprendo che:

  • quasi il 98% dei siti integra elementi di soggetti terzi (per esempio cookie); questo vuol dire che almeno una parte dei dati dei navigatori transitano verso soggetti diversi da chi gestisce il sito;
  • molti siti offrono pubblicità basata sulle dinamiche di navigazione degli utenti;
  • alcuni siti memorizzano i dati dei test che gli utenti compilano online associandoli all’utente stesso (cioè non rendendoli anonimi);
  • alcuni siti si basano su test forniti da soggetti terzi che, tuttavia, usano il classico protocollo HTTP anziché il protocollo sicuro HTTPS esponendo, quindi, i dati al rischio di intercettazione.

I comportamenti rilevati, non tutti in cattiva fede, pongono, tuttavia, grossi problemi rispetto all’utilizzo dei dati personali e, visto che riguardano persone in situazioni di disagio psicologico, alla possibilità di manipolarne i comportamenti.

Insomma, si tratta di debolezze in Rete ma senza rete di protezione.

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