Bussare prima di entrare

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Siamo abituati a bussare, prima di entrare in una stanza, a suonare il campanello prima di entrare in casa di altri. Lo facciamo senza pensarci, come forma di rispetto della giusta distanza, di cortesia sociale e di attenzione. È parte della nostra educazione.

Questo stesso atteggiamento è il filo rosso che annoda gli articoli del Regolamento UE 679/2016, più noto come GDPR o Regolamento Europeo per la protezione dei dati personali.

Le tecnologie odierne consentono di entrare nella vita delle persone in modo facile e immediato. Noi stessi d’altra parte contribuiamo, in molti casi, a smontare le barriere all’accesso, perché sveliamo ogni tipo di informazione con facilità e, spesso, senza consapevolezza.

Dimentichiamo, qualche volta, che come persone abbiamo diritti sui nostri dati personali e, come operatori sociali ed economici, abbiamo corrispondenti doveri.

Ogni operatore attivo nella comunità, infatti, sia esso un professionista o un’associazione senza scopo di lucro, deve essere consapevole che trattare dati personali di clienti o di associati è un’operazione che richiede un grande senso di responsabilità. È come avere le chiavi di casa di qualcun altro: potrebbero andare perse o essere lasciate incustodite e, in questo modo, si potrebbe danneggiare chi ha riposto la fiducia nella professionalità altrui.

Bussare prima di entrare, quindi, equivale a usare gli accorgimenti minimi necessari affinché il nostro comportamento sia corretto e sia tutelato il diritto alla riservatezza delle persone con le quali entriamo in relazione.

Questo è un sito divulgativo, senza complicazioni e senza decine di voci di menù, che bisogna “navigare” nel senso più classico del termine cioè seguendo gli argomenti che, nel corso della lettura, risultano più interessanti. Sarà aggiornato quotidianamente con specifici contributi di attualità.

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